Vero e proprio vanto tradizionale cittadino, dal 2013 la Discesa dei Candelieri è stata dichiarata patrimonio culturale immateriale dell’umanità dall’Unesco. Un riconoscimento molto importante per la città di Sassari, soprattutto alla luce del significato che la sua definizione racchiude: “Il patrimonio culturale non si limita ai monumenti e alle collezioni di oggetti, ma include tradizioni ed espressioni viventi ereditate dai nostri antenati e trasmessi ai nostri discendenti […] L’importanza del patrimonio culturale immateriale non è la manifestazione culturale in sé, ma piuttosto la ricchezza di conoscenze e di competenze che è trasmessa da una generazione a quella successiva” (fonte: ich.unesco.org).
Questione di storia, tradizioni, responsabilità, orgoglio. Perché un patrimonio dell’umanità, anche se immateriale, porta sempre con sé una certa aura di gravità. «Sicuramente avremo gli occhi del mondo addosso perché ormai l’evento ha assunto una valenza internazionale» (La Nuova Sardegna, 2 agosto 2014), dichiarò il sindaco di Sassari, Nicola Sanna, nel 2014, a pochi giorni dalla prima edizione della Faradda sotto l’egida Unesco.
La Discesa dei Candelieri ha ricevuto il riconoscimento insieme ad altre tre feste della Penisola. Tutte e quattro insieme compongono la Rete delle Grandi Macchine a Spalla Italiane. Ma cos’è la Rete delle Grandi Macchine a Spalla Italiane? Si tratta di un’associazione costituita nel 2006 con lo scopo di preservare alcune tra le più antiche manifestazioni popolari religiose italiane. Ne fanno parte, in un rapporto di reciproco interscambio, quattro feste lungo la Penisola: la Macchina di Santarosa di Viterbo, la Varia di Palmi, la Festa dei Gigli di Nola e la Faradda di Sassari. Inizialmente a queste quattro si aggiungeva anche la Festa dei Ceri di Gubbio.
Nel 2010 nacque l’idea di avvicinare queste tradizioni proponendo tutte le quattro feste della Rete come Patrimonio orale e immateriale dell’umanità. L’iter fu piuttosto complesso, ma al Salone del Libro di Torino del 2013 venne presentata in modo ufficiale la candidatura. Un passo coraggioso e ambizioso che fu poi premiato dalla stessa Unesco con la concessione dell’inserimento della Rete fra i patrimoni che questa importante organizzazione tutela e preserva.